La rabbia ha tanti volti, quella che ci arriva addosso, quella che lanciamo noi verso altre persone, la rabbia covata carica di equivoci e pensieri, la rabbia improvvisa, che sale e ci sorprende togliendoci la connessione con noi stesse e con il mondo, la rabbia che ascoltiamo e riversiamo a cascata. Guardiamo la rabbia in noi, arriva con un carico di storie, giudizi, biasimo, può essere rumorosa oppure fredda e silenziosa, ognuna con il suo sapore e la sua espressione. Si sente nel corpo, può essere un blocco improvviso che ha bisogno di urlare e uscire, può essere come una doccia fredda che ci sorprende, oppure un grande calore nella pancia, nella testa, le orecchie si infiammano. Ecco osserviamo la sua azione sul corpo, ascoltiamola, riconosciamo come agisce in noi. Ora se guardiamo con attenzione e cura all'hummus su cui è cresciuta, cosa possiamo riconoscere? Giudizi? Interpretazioni? Incomprensioni? Equivoci? Ora possiamo prenderci cura di queste sensazioni in noi. Abbiamo la possibilità di guarire il dolore che sentiamo, ascoltarci, chiedere ascolto empatico, potremmo riconoscere che il motto di rabbia ci ha fatto vedere il nostro bisogno di autonomia, di integrità, di autenticità, di espressione, di rispetto, di sicurezza, di stima, di essere vista, un'infinità di bisogni non espressi, che ora riconosciamo. Giunte qui possiamo guardare alla rabbia come un aiuto sorprendente verso la nostra espressione autentica.